Approfondimenti

I troll:

È arrivato il momento di trattare dei troll, personaggi coi quali chiunque ha prima o poi a che fare.

Il nome deriva dal verbo inglese «to troll», che designa un modo di pescare: si getta l'esca e si aspetta che i pesci abbocchino. Allo stesso modo il trolling (trollaggio), consiste nell'inviare un post provocatorio e aspettare che gli altri frequentatori del gruppo abbocchino. Esistono vari tipi di troll: ve ne sono alcuni che si limitano ad offendere ed insultare, facili da riconoscere ed evitare, e ve ne sono altri che invece fingono di cercare la discussione, anche se in realtà non fanno che continuare a prendere in giro nel tentativo di alimentare la discussione e magari provocare un flame. Troll di quest'ultimo tipo non sono sempre spiacevoli, e anzi causano spesso e volentieri risate in chi li riconosce e non si fa irretire nel flame.

Da notare che il troll utilizza frequentemente più identità alla volta, ad esempio per far sembrare che nella discussione in corso vi siano altre persone col suo punto di vista, o comunque per dar fuoco alle ceneri; queste identità finte sono definite «fake».

Per rendere inoffensivi questi individui esiste un solo rimedio: ignorarli.

In fondo tutto ciò che questi individui cercano consiste nelle risposte di altri partecipanti del newsgroup che abboccano alle loro provocazioni, ma se tale materia prima viene a mancare ai troll non resta altro da fare che ritirarsi. È divenuto ormai un modo di dire l'espressione «Don't feed the trolls», per sottolineare appunto che a questi personaggi non bisogna mai replicare. Per ignorare un troll il metodo più semplice consiste nell'uso dei filtri. Quasi tutti i newsreader offrono l'opportunità di scaricare o eliminare automaticamente i post che soddisfano determinate regole: ad esempio quelli che nel subject hanno una certa parola o che (è questo il caso), sono inviati da un certo autore. La lista dei filtri, e quindi delle persone filtrate, si chiama «killfile»; quando si mette nel killfile una persona è abitudine diffusa farglielo sapere attraverso un followup ad un suo articolo, nel quale ci si limita a scrivere «plonk». Con il plonk si designa appunto l'atto di inserire nel killfile, e da qui deriva il verbo «plonkare».

Tenete conto di una cosa: se plonkate una persona voi non leggerete cosa lui scrive ma lui continuerà a leggere voi. Per cui se non è un vero e proprio troll, o comunque una persona di cui non vi interessa nulla di quanto scrive, considerate che potreste perdere articoli interessanti e sareste voi a rimetterci.

Oltre ai troll esiste un'altra categoria di postatori particolarmente fastidiosa: i netkook (a volte definiti più semplicemente «kook»). Questi si distinguono dai troll in quanto i loro post non sono scritti con il desiderio di infastidire gli altri o di danneggiare il gruppo (per lo meno nella maggior parte dei casi), ma perché tali individui sono davvero convinti di ciò che scrivono, tanto convinti da rendere impossibile qualsiasi possibilità di dialogo: un netkook ha ragione e basta, qualsiasi tesi propini. E si tratta spesso di tesi fantasiose, sormontate da forti dosi di paranoia e autocelebrazione.

Il Net-abuse:

Come detto nel paragrafo precedente uno degli aspetti che caratterizzano i troll, per lo meno quelli da due soldi, consiste nelle continue offese nei confronti delle altre persone. Da sottolineare comunque come il tono sui newsgroup sia spesso diverso da quello utilizzato nella vita reale, non capita di rado che vengano utilizzati epiteti forti o poco piacevoli. Su Usenet gli scambi di opinione duri sono all'ordine del giorno, ma non vanno mai considerati come definitivi.

Questo per cercare di spiegare perché è solitamente inutile prendersela per una semplice offesa. Ma ammettiamo che le offese siano ripetute o esagerate, o che in ogni caso si voglia fare qualcosa: a chi rivolgersi in questo caso? Semplice, alla polizia postale, per denunciare l'autore dei post incriminati. In questi casi la via legale è l'unica percorribile. Teoricamente si puņ ricorrere anche al provider della persona sotto accusa, ma nonostante nei contratti di quasi tutti i fornitori di servizi ci siano clausole che riguardano proprio il comportamento da tenersi, nella pratica queste segnalazioni servono molto raramente.

Esistono altri tipi di abusi, detti propriamente «net-abuse», per i quali non è necessario ricorrere alla Legge. Un net-abuse è, come dice il nome, un abuso della rete. Attenzione, non un abuso che semplicemente avviene sulla rete, come ad esempio le offese descritte sopra, ma appunto un abuso dei mezzi messi a disposizione dalla rete. Vediamo alcuni tipi di net-abuse.

Questa è una breve lista degli abusi più comuni. Nel caso si sia vittime di uno di questi net-abuse la cosa migliore da fare consiste nel rivolgersi a chi fornisce la connettività all'autore dell'abuso. Spesse volte l'abuse desk del newsserver viene indicato nell'header «X- Complaints-To: », altrimenti basta risalire al server da cui è partito il messaggio e scrivere al relativo abuse, che ha di solito indirizzo abuse@dominio, ove il dominio è ovviamente quello del server. Stesso discorso per il provider: si verifica con quale fornitore d'accesso è stato postato l'articolo, e si scrive al relativo abuse. In ogni caso per sapere se un fornitore di servizi mette a disposizione un abuse desk, e a quale indirizzo risponde, basta controllare presso abuse.net, ed eventualmente sul sito di detto fornitore.

È da sottolineare che non si può risalire al provider semplicemente dall'indirizzo, ché come è facile immaginare può essere falsificato senza difficoltà, ma si deve controllare negli header l'IP, ossia un numero identificativo univoco che il provider assegna ad ogni connessione. Esistono degli appositi strumenti online che consentono di risalire dall'IP al provider. Per capire come utilizzare tali servizi la cosa migliore da fare consiste probabilmente nel leggere l'ottimo sito di Collinelli dedicato allo spam, ma in generale molto utile per comprendere tutti questi concetti. Attenzione: alcuni newsserver non inseriscono l'IP degli articoli che partono da essi, in questo caso l'unica cosa che si possa fare è contattare il servizio abuse del newsserver in questione.

Per risalire al newsserver da cui è partito il messaggio è sufficiente leggere l'header «Path: »; questa intestazione mostra tutti i server da cui è passato un articolo, per cui basta andare a vedere il primo nome sulla destra dopo l'eventuale dicitura «not-for-mail» per capire da quale server è partito il post (mentre il primo nome sulla sinistra corrisponde al server dal quale abbiamo scaricato l'articolo).

Una volta segnalato l'abuso al provider, starà a questi decidere se muoversi o meno. Solitamente un provider serio prende tutte le misure del caso, misure che vanno dal semplice avviso al colpevole di non commetere altri abusi, alla cancellazione dell'account, e addirittura il provider può arrivare ad impedire al responsabile dell'abuso di collegarsi ancora con i propri servizi.

Da sottolineare infine che certi net-abuse possono anche essere denunciati presso le autorità competenti, com'è il caso del mailbombing, considerato alla stregua del Dos (Denial Of Service), un illecito penale.

Spam e antispam:

Il termine spam indicava originariamente un tipo di carne in scatola particolarmente diffuso in Inghilterra, ma dopo uno sketch del celebre gruppo comico inglese dei Monty Python tale espressione venne a designare qualcosa di particolarmente sgradevole, propinata per forza a chi non lo richiede. Tale accezione si è diffusa in particolare nell'ambito informatico per indicare un net-abuse molto frequente, ossia l'invio di messaggi non richiesti, in email o sui newsgroup, a contenuto solitamente pubblicitario.

Il problema dello spam è non solo fastidioso, ma anche molto costoso: basti pensare alle migliaia di messaggi che genera ogni giorno per farsi un'idea di quante risorse vadano sprecate, senza considerare che i costi di ogni messaggio gravano anche sulle tasche di chi riceve, non solo su quelle di chi invia, e in certi casi (ad esempio se si scarica la posta con il cellulare) si tratta di costi tutt'altro che indifferenti.

L'unica maniera per arginare questa piaga sociale consiste nel combatterlo attivamente. Sul già citato sito di Collinelli si trova un'ottima guida, pensata proprio per chi non ha alcuna esperienza del fenomeno; vi è inoltre un newsgroup in cui si discute approfonditamente di tale tematica, it.news.net-abuse, frequentato da esperti del settore, che ogni giorno dedicano tempo e risorse a questa lotta, e sono pronti ad aiutare chi è alle prime armi.

Usenet è afflitta dallo spam principalmente in due modi: il primo consiste negli articoli inviati dagli spammer. Al momento attuale vengono considerati spam quei post dal contenuto sostanzialmente identico, inviati in gran quantità e in un breve lasso di tempo. In altre parole non si guarda al contenuto dell'articolo ma soltanto al modo in cui è stato inviato, per questo si parla anche di EMP e ECP, ossia Excessive Multiposting e Excessive Crossposting. Per sapere se un articolo ricade sotto questa definizione è stato sviluppato un algoritmo, il Breidbart Index (BI), che mi limito qui a nominare, rimandando all'ottima pagina di Tim Skirving chi volesse approfondire l'argomento.

L'altro modo in cui lo spam affligge Usenet è la raccolta di indirizzi dei partecipanti ai newsgroup, effettuata dagli spammer. Questi con l'aiuto di software definiti harvester raccolgono gli indirizzi presenti nei post (in prevalenza quelli presenti nell'header «From: »), da utilizzare per inviare spam in email.

Questo è il motivo principale che porta tante persone a postare utilizzando un indirizzo completamente inventato, oppure il proprio indirizzo falsificato aggiungendo l'antispam, una stringa qualsiasi di caratteri. Entrambe queste soluzioni però sono spesso inutili, stupide, e dannose. Ormai gli harvester riconoscono le falsificazioni più comuni («remove», «togli», «nospam» etc.), e le eliminano in automatico, per cui l'unico antispam buono diviene l'antispam difficile da individuare. Ma se l'antispam è difficile da individuare, lo sarà anche per chi vuole rispondervi in email, quindi ci si dovrà sbattere per scrivervi, senza considerare poi che molti non riconoscono nemmeno una ricevuta che avvisa che l'indirizzo è inesistente (per cui potreste perdere della buona corrispondenza).

Inoltre la maggior parte delle falsificazioni è limitata alla parte sinistra dell'indirizzo, a qualcosa tipo indirizzoANTISPAM@dominio; in questo modo però si genera parecchio traffico inutile, in quanto il server dello spammer manderà il messaggio al nostro server, che controllerà se è attivo un indirizzo «indirizzoANTISPAM», e resosi conto che non è assegnato, invierà indietro il messaggio che l'indirizzo non è presente nel proprio database. Se invece si falsifica il dominio, ad esempio in indirizzo@ANTISPAMdominio, il messaggio non uscirà nemmeno dal server dello spammer, ammesso che «ANTISPAMdominio» sia un dominio effettivamente inesistente.

C'è poi da considerare che adoperare l'antispam indirizzoANTISPAM@dominio rappresenta un abuso: si sta utilizzando un indirizzo esistente (non importa se assegnato o meno) su cui non si ha alcun diritto. Nessuno puņ assicurarci che non esista davvero.

Vale infine la pena sottolineare che adoperando un antispam non si ha alcun diritto sui propri articoli e chiunque potrà cancellarli, visto che l'identità è certificata unicamente dall'indirizzo, come ho già avuto modo di dire. Addirittura qualcun altro potrebbe postare con lo stesso indirizzo falsificato, senza che gli si possa dire nulla.

Se dopo tutto questo si vuole ancora falsificare l'indirizzo, ci si ricordi almeno di aggiungere il suffisso .invalid; in questo modo sarà chiaro a tutti che l'indirizzo è falso (anche alle macchine che inviano messaggi in automatico, come i robot addetti alla moderazione). Inoltre si abbia sempre la cortesia di fornire un recapito raggiungibile, è considerato molto maleducato non farlo, e si segnali nella sign che il proprio indirizzo è alterato o inesistente

Un buon metodo alternativo all'antispam che permette di non esporre la propria la propria casella email agli spammer e di non creare fastidi a chi voglia scriverci, consiste nell'utilizzo di un indirizzo ad hoc, oppure di un forwarder, in parole povere un indirizzo che redirige tutta la posta alla propria vera mailbox. I vantaggi sono evidenti: nel momento in cui la propria casella è sopraffatta dallo spam, tutto ciò che si deve fare è chiudere il forwarder (ed eventualmente crearne un altro), senza ripercussioni sul vero indirizzo email. In ogni caso, maggiori informazioni sull'argomento sono reperibili presso http://wiki.news.nic.it/AntiSpam.

La moderazione:

La moderazione, concetto al quale abbiamo già accennato, è uno dei modi migliori per tenere fuori da un gruppo lo spam ed i troll. Essa prevede infatti una persona, o un programma, che riceve tutti i post dedicati al newsgroup, per scegliere quali pubblicare e quali respingere; in questo modo gli articoli troppo polemici o assimilabili allo spam possono essere cestinati.

Ogni gerarchia ha le proprie regole che disciplinano la moderazione e quelle di it.* sono ben spiegate nei documenti presenti sul sito del GCN, il team che coordina la gerarchia. Per farla molto breve, per moderare un newsgroup su it.* si deve portare la proposta al GCN, i cui membri valuteranno se è il caso di accettarla. Se ciò avverrà sarà indetta una votazione, e se la proposta riuscirà a raggiungere il quorum il newsgroup verrà moderato, secondo i criteri che si erano scelti.

Una volta che un newsgroup è stato moderato, non può essere de-moderato. In nessun caso.

Esistono vari tipi di moderazione: alcune utilizzano la white list, ossia una lista di persone di cui il moderatore si fida e a cui lascia postare direttamente sul newsgroup, altre prevedono il controllo di ogni articolo, altre utilizzano diversi metodi ancora. In ogni caso il fine è sempre lo stesso: decidere quali post possono apparire, e quali no.

In parole povere il moderatore è un censore ed un dittatore. Sta solo a lui scegliere quali articoli possono essere pubblicati, e chi si vede respingere un post non può fare nulla, anche se il rifiuto è dettato da motivi futili. Non vi sono né principi né autorità a cui appellarsi.

Ovviamente vi sono moderazioni molto buone, e sono probabilmente la maggioranza, fatte da persone competenti che riescono a far funzionare egregiamente un newsgroup eliminando tutto il rumore di fondo; quello che si vuole qui mettere in luce è che un moderatore può fare il bello e il cattivo tempo, sempre e comunque. Su it.* infatti il GCN ha deciso di praticare una politica di non ingerenza: nonostante siano loro i padroni della gerarchia sui newsgroup moderati decide solo il moderatore.

Chi non è d'accordo con tutto questo non ha altro da fare che andarsene e, se pensa che gli scontenti come lui siano in molti, fondare un gruppo parallelo. Appellarsi a diritti, doveri, giustizia etc. non porta da nessuna parte.

È infine da sottolineare come la moderazione sia da molti vista al pari di una sconfitta, in quanto mostra che chi segue quel determinato newsgroup non è riuscito ad autoregolamentarsi.

Creare un newsgroup:

Come avviene per la moderazione anche la creazione di un newsgroup è disciplinata dalle regole della gerarchia in cui si vuole porre il gruppo. Quindi, per sapere qual è la procedura corretta da seguire, l'unica cosa da fare è andare sui siti di riferimento per i vari team di creazione dei newsgroup, e leggere i newsgroup preposti allo scopo. Mi limiterò qui ad una brevissima panoramica delle regole che disciplinano le tre principali gerarchie italiane.

it-alt.*: Come si può leggere nel manifesto della gerarchia, it-alt.* nasce con la precisa intenzione di creare uno spazio Usenet sorretto da regole «leggere», dove chiunque possa creare nuovi gruppi, e non sia possibile creare newsgroup moderati. Non è dunque previsto uno steering group ufficiale, ossia un team di persone che si occupi ufficialmente della gestione ed amministrazione della gerarchia e della creazione di nuovi newsgroup. In teoria chiunque può assolvere a questo compito, starà poi ai vari newsadmin scegliere le persone di cui fidarsi per inserire i nuovi gruppi sul proprio server.

Al momento attuale vi sono principalmente due team che si occupano della creazione di nuovi newsgroup su it-alt.*, il FIAG e il GNUg. Oltre a questi ve ne è poi un altro nato per occuparsi del sotto-ramo it-alt.infinito.*, il DOT. La cosa migliore da fare per chi voglia creare un nuovo gruppo in questa gerarchia dunque consiste nel leggere le policy di tali team, scegliere quella che ha regole più adatte per i propri bisogni, e inviare la giusta richiesta sul newsgroup it-alt.config.

In linea di massima tutto ciò che viene richiesto dai due team principali è di fare attenzione al nome del gruppo richiesto, in modo che sia collocato nel giusto sottoramo e che non contenga termini offensivi o riferimenti illeciti, che non sia un clone di un newsgroup non moderato presente in un'altra gerarchia italiana, a meno che non vi siano buoni motivi per creare tale doppio, ed infine che venga redatto un manifesto per il newsgroup. In questo modo la pratica di creazione risulta essere particolarmente facile e veloce.

it.*: Per creare nuovi newsgroup nella gerarchia it.* è necessario rivolgersi allo steering group ufficiale, ossia il GCN. La spiegazione della procedura da seguire è presente sul sito ufficiale di tale team.

Brevemente possiamo dire che per creare un nuovo newsgroup su it.* è necessario inviare una Richiesta Formale di Discussione (RFD), ossia un messaggio email al GCN nel quale specificate le caratteristiche del gruppo (nome, argomento, se è da intendersi moderato etc.), e in cui mostrate perché vi è la necessità di creare tale gruppo. Dovete dimostrare inoltre che vi è un numero sufficientemente elevato di persone interessate a quel topic, portando la prova che esiste abbastanza traffico pregresso sull'argomento che il newsgroup verrebbe a coprire. Per fare questo si deve riportare una quantità sufficiente di link a discussioni su tale tema.

La RFD è solo il primo passo per la creazione del newsgroup. Una volta che la richiesta sia stata accettata infatti, il GCN la invierà sul newsgroup it.news.annunci, ed eventualmente sui newsgroup con tematica affine a quella del gruppo proposto. In questo modo sarà possibile discutere pubblicamente su it.news.gruppi della proposta, allo scopo soprattutto di migliorarla e di avere un riscontro visibile dell'interesse suscitato. Passati quindici giorni il proponente potrà inviare finalmente la proposta al GCN, eventualmente modificata in base ai frutti maturati nella discussione, e quest'ultimo darà inizio alla Chiamata al Voto (CFV). Se i voti complessivi saranno almeno 100, il gruppo verrà creato, Se invece tale quorum non viene raggiunto non si potrà presentare una nuova RFD per lo stesso argomento prima di tre mesi dalla proclamazione del risultato.

Come si può vedere su it.* la procedura per la creazione di un nuovo newsgroup è particolarmente laboriosa, questo perché il GCN ritiene utile scoraggiare chi non ha effettivamente un grande interesse alla creazione di un nuovo gruppo, abbastanza da dedicargli attenzione per un discreto lasso di tempo, ed evitare di creare newsgroup con traffico scarso o nullo.

italia.*: Questa gerarchia è stata creata con lo scopo specifico di «comprendere e veicolare più facilmente gerarchie locali (reticiviche, gruppi regionali, etc.) che non trovano una collocazione sotto it.*», come spiegato efficacemente nell'home page del Cineca, il «manutentore tecnico», come si autodefinisce, della gerarchia.

Escludendo i newsgroup gestionali o dedicati ai test, questa gerarchia contiene soltanto newsgroup non moderati del tipo italia.<nomecittà>.*. Perciò non potete chiedere la creazione di alcun gruppo che non sia direttamente relato ad una singola città o provincia. Per chiedere la creazione di un newsgroup ci si deve rivolgere alla propria amministrazione locale, la quale sbrigherà poi le pratiche affinché il gruppo venga effettivamente creato. La persona o l'ufficio rivolgersi cambia a seconda delle amministrazioni, per cui non è possibile indicare con precisione un addetto "ufficiale".

Oltre a queste tre esistono altre gerarchie italiane, ma nessuna tanto sviluppata o ben propagata da giustificare la creazione di nuovi newsgroup al suo interno.